Leggevo qualche tempo fa un libro scritto da neurochirurgo inglese, che, alla luce della sua quarantennale esperienza, racconta in quelle pagine le tante “battaglie” condotte accanto ai pazienti. Battaglie costellate di vittorie e di successi, ma anche di sconfitte, errori e fallimenti.
In questo libro, dal titolo “Primo non nuocere”, traspare quasi una confessione di chi, svolgendo la professione del medico, si trova ogni giorno a confronto con le fragilità dell’essere umano, sia esso rappresentato dai pazienti o dal proprio sé: la scoperta di una malattia, la speranza della cura, la decisione di che cosa fare, il successo o l’insuccesso di un intervento o di una terapia. Momenti che cambiano inevitabilmente la vita di chi si affida alle nostre mani, ma anche in qualche modo la nostra stessa vita.
Le storie contenute in queste pagine riguardano “i tentativi di trovare un equilibrio fra il necessario distacco e la comprensione richiesta dalla carriera di un chirurgo, un equilibrio tra speranza e realismo”.
“La maggior parte dei pazienti e dei loro famigliari cercheranno online notizie sul loro male, sicché le bugie a fin di bene del passato hanno gambe sempre più corte. Tuttavia, prima o poi, parte dei pazienti arriveranno al punto di non ritorno. Spesso è molto difficile per entrambi, medico e paziente, ammettere che lo si è raggiunto”, scrive Henry Marsh…
Primo non nuocere. Storie di vita, morte e neurochirurgia
Henry Marsh
Ponte alle Grazie, Milano, 2016