Ospitiamo nel blog, con grande piacere, una breve riflessione della Prof.ssa Maria Teresa Busca (Università degli studi di Torino, Consulta di Bioetica onlus), che ha partecipato al convegno “The Bridge, bridging the present and the future”, tenutosi a Milano il 9 e 10 maggio 2016.
Dice Maria Teresa Busca: il diritto alla scelta terapeutica è un diritto inalienabile sancito dalla Costituzione italiana. Il cittadino-paziente deve onorare questo diritto scegliendo come curarsi, perché, all’interno di un ambiente sanitario, dove si arriva in situazione di fragilità e sofferenza, può maturare la tendenza a delegare la salute a qualcun altro, e ad aderire acriticamente a proposte standardizzate che difficilmente si identificano con le priorità individuali.
Entra qui in gioco il rapporto medico – paziente in cui il medico dovrà imparare a riconoscere nel paziente una persona con un progetto di vita che va rispettato e coadiuvato nella realizzazione, mentre il paziente pur seguendo prescrizioni e suggerimenti dovrà imparare ad avere coscienza di sé e del risultato che intende ottenere dal terapeuta. La necessità di ottenere il consenso informato da una persona prima di avviare un’analisi clinica o una cura, medica o chirurgica, è un diritto attribuito al cittadino paziente su una base di rilevanza costituzionale, la stessa che concede il diritto di rifiutare le cure, anche quando questa scelta esponga al rischio della propria esistenza.
Il rispetto del paziente, del suo progetto di vita, delle sue opinioni, delle sue debolezze è tra le prime prestazioni che il medico deve mettere in atto. Il pacchetto assistenziale manca troppo sovente di queste caratteristiche. Sicuramente il sistema ospedaliero dovrà rivedere la sua impostazione ma ci vuole anche l’impegno personale e la coscienza di fare qualche cosa che da sempre è richiesta in questo rapporto se pensiamo che già nel VI secolo a.C. il poeta Mimnermo scriveva: “la parola è medicina alle malattie degli uomini”.