Non vi sono più dubbi circa l’utilità della tecnologia endovascolare (palloni e stent: rispettivamente DEB e DES) volta a rilasciare nella parete vasale farmaci antiproliferativi con la finalità di ridurre il tasso di restenosi. Una messe di letteratura convincente induce a ritenere infatti che nella patologia ostruttiva delle arterie sottoinguinali l’uso di palloni e stent “medicati” sia giustificato. Problematica resta la decisione se utilizzare stent e palloni a rilascio di farmaco sistematicamente (abbandonando l’uso esclusivo dei dispositivi convenzionali) o avvalersene solamente in casi selezionati.
Un interessante convegno tenutosi a Bergamo il 6 dicembre scorso ha fatto il punto sulle più recenti acquisizioni della tecnologia e sui risultati clinici, via via crescenti. Coordinato da Fausto Castriota, Roberto Ferraresi, Alberto Cremonesi e Antonio Micari, nomi assai noti nel panorama internazionale, operanti nella Clinica Gavazzeni (del gruppo Humanitas) di Bergamo e arricchito da live session con casi tecnicamente complessi, il convegno ha messo in luce come l’uso di materiali a rilascio di farmaco debba essere preso in considerazione in modo ineludibile nei casi in cui si tema (per l’estensione o la gravità della malattia ateromasica).